Uso e manutenzione degli amplificatori valvolari per chitarra
ATTENZIONE: gli amplificatori valvolari funzionano utilizzando all’interno tensioni e correnti potenzialmente letali. Sono costruiti in maniera tale da evitare qualunque rischio per il chitarrista, durante il normale utilizzo. Ma operare all’interno dell’ampli, senza le dovute precauzioni e le necessarie conoscenze è sconsigliato, anzi, direi vietato! Per cui non prendete il cacciavite ed il saldatore in mano se non siete sicuri di quello che vi accingete a fare.
Dopo la doverosa premessa, niente paura. Di seguito mi soffermerò su come sfruttare al meglio il proprio ampli, e di come effettuare la manutenzione di base. Se si parlerà di interventi particolari di manutenzione e/o di modifica, avviserò che è necessario portare l’amplificatore da un tecnico qualificato.
Parlare di chitarra elettrica senza amplificatore non ha senso. Chitarra elettrica ed ampli formano uno strumento solo. E mi permetto di considerare una estensione l’utilizzo dei vari emulatori, plug- in, software, hardware dedicati ecc. di largo utilizzo oggi, che permettono di fare a meno di un amplificatore pesante e costoso. Tutte “diavolerie” meravigliose e utilissime, ma il cui fine ultimo è in sintesi quello di simulare il funzionamento di un amplificatore. Per cui parlerò direttamente della fonte, delle origini, di come è nato il suono elettrico della chitarra, e cioè appunto dell’amplificatore a valvole.
Un amplificatore può essere virtualmente diviso in quattro elementi essenziali:
- il preamplificatore
- il finale di potenza
- l’alimentatore
- il diffusore
Questo vale per tutti i sistemi di amplificazione, sia testata e cassa separate, sia sistema componibile, o a rack, sia per il combo. Infatti anche un amplificatore combo contiene al suo interno tutti e quattro gli elementi opportunamente connessi.
Il preamplificatore serve ad “ingrossare” il segnale elettrico debole prodotto dal pickup, a trattarlo e colorarlo e ad inviarlo alla successiva sezione, cioè al finale. Nel preamplificatore vengono utilizzate valvole solitamente di piccole dimensioni, le famose 12AX7, o come vengono chiamate in Europa le ECC83, che è la stessa cosa. In passato venivano utilizzate valvole più grandi, con lo stesso “zoccolo” delle valvole finali, e non è detto che non le abbiate ancora sul vostro ampli, specie se è un ampli vintage o boutique. Parlo ad esempio delle valvole 6SC7 e 6SL7, tanto per citare le più famose, presenti ad esempio sui primi Fender ed Ampeg.
Comunque in questa sezione dell’ampli le correnti in gioco sono irrisorie e le valvole non sono sottoposte a forti stress, per cui generalmente durano molto di più delle valvole finali di potenza. Qui è importante il trattamento del segnale, che sia il più corretto possibile, poiché un problema qui verrebbe inevitabilmente amplificato nelle sezioni successive: ad esempio, introdurre un piccolissimo ronzio derivante da un non corretto cablaggio dei componenti, si sentirà come un muggito dall’altoparlante!
La sezione successiva è il finale di potenza. Qui si trovano generalmente la valvole di più grandi dimensioni. Tanto per citare le più famose diciamo le 6L6, o le EL34. Anche se alcune finali, famosissime anch’esse, sono piuttosto piccole ed hanno la stessa piedinatura delle valvole preamplificatrici: le EL84, presenti ad esempio sui Vox AC30 e sui Marshall 18 watt.
Il finale ha il compito di portare il livello del segnale della chitarra, precedentemente “ingrossato” ad un livello tale da muovere il cono di un altoparlante. Ovviamente oltre questo compito di base interviene anche modificando il carattere del suono stesso, in base alla proprie caratteristiche costruttive, ma questo è un discorso valido in generale. Qualunque componente, tipologia di circuitazione, scelta progettuale ha una influenza sul suono finale.
Ma come si arriva a poter sentire, anche a grande potenza, ogni più piccola sfumatura del tocco delle dita sul nostro strumento, riprodotta da un altoparlante? Come funziona, alla fine, un amplificatore?
Pensate al volante con servosterzo di una automobile. Quando il motore è acceso si riesce a girare il volante senza sforzo, anche con l’auto ferma. Se il motore è spento diventa quasi impossibile. Questo perché il motore fornisce potenza ad un sistema che “copia” il movimento impresso al volante dalle nostre braccia, fornendo molta più forza.
In un amplificatore avviene un processo simile: il segnale elettrico debolissimo della chitarra viene “copiato” e potenziato, ed inviato agli altoparlanti. La potenza necessaria in questo caso viene fornita dall’alimentatore. La corrente dell’alimentatore viene “modulata” dal segnale della chitarra.
L’alimentatore è la terza sezione che prendiamo in considerazione. E’ composto da un grosso trasformatore, che serve a trasformare, appunto, la tensione di rete nelle varie tensioni necessarie all’interno dell’ampli; da un raddrizzatore, che può essere composto da una o più valvole o da componenti elettronici chiamati diodi, e da alcuni condensatori di filtro, che servono a rendere continua e perfettamente livellata la tensione di alimentazione (come ad esempio quella delle pile). E’ una sezione importante dell’amplificatore. Un alimentatore non ben progettato, oppure che necessita di manutenzione ordinaria, ad esempio sostituzione della valvola rettificatrice, o straordinaria, ad esempio la sostituzione dei condensatori elettrolitici, influirà enormemente sul suono: in questo caso negativamente.
In questa sezione sono presenti generalmente dei sistemi di protezione importanti: i fusibili. Ricordatevi che se un fusibile brucia, si fonde, vuol dire che c’è un problema. Il fusibile brucia per evitare che l’ampli bruci! Sostituire un fusibile bruciato con uno di altro tipo, più “grosso”, è la cosa più insensata che si possa fare. Di seguito vedremo quali sono le situazioni più frequenti di malfunzionamento che causano l’intervento del fusibile. Ricordatevi comunque di portare sempre con voi, insieme alle corde di ricambio, qualche fusibile di scorta del corretto valore per il vostro amplificatore.
L’ultima parte di cui parliamo è la cassa, intesa come insieme di altoparlante e mobile che fisicamente lo racchiude. Al di là di considerazioni puramente elettriche, cioè che deve essere di potenza ed impedenza adeguate all’amplificatore cui va collegato, e di cui vedremo in seguito, bisogna dire che è il sistema che influisce in modo più radicale sul suono prodotto. E’ il dispositivo che trasforma il segnale elettrico in onde sonore, è il dispositivo che fa muovere l’aria, che da ultimo colpisce i nostri sensi. E’ per questo motivo che è così importante, ed anche così personale la sua scelta. Qui c’è poco da dire: o il suono piace o non piace, e sarebbe sempre consigliabile poter effettuare delle scelte “ad orecchio” prima di acquistare una cassa od un nuovo cono per il proprio amplificatore.
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