Non sono soddisfatto del mio fraseggio! Perché? Analizziamo quello di Paul Gilbert
Ci sono due categorie di chitarristi, quelli faciloni di bocca buona, per loro è sempre buona la prima, e poi ci sono quelli perfezionisti che cercano sempre la frase giusta, ma non si accontentano mai, sentono il loro fraseggio poco incisivo, pensano sempre che le proprie frasi siano banali e scontate.
Io credo che la virtù stia nel mezzo, bisogna capire quando le nostre frasi proprio non vanno o quando invece sono ok!
Per capirlo è necessario molto studio e molto molto ascolto… nel caso specifico sopratutto la seconda e non solo è importante ascoltare gli altri chitarristi per farsi un’idea, è possibile imparare tanto anche dagli altri musicisti come pianisti o addirittura trombettisti.
Scaricando un’applicazione di Jordan Rudess (Dream Theater)sul mio cellulare,il Geo Synth, mi sono accorto di una cosa molto interessante: su questa applicazione c’è una funzione che ti consente di salire o scendere di un’ottava semplicemente ripetendo la frase appena suonata.
il Geo Synth è un mini sintetizzatore che offre la possibilità di controllare i suoni del sintetizzatore tramite la tastiera virtuale di una chitarra invece della tradizionale tastiera di pianoforte, (il massimo per un chitarrista che ama gli effetti e i synth).
Molti tastieristi rock e anche heavy metal usano questi meccanismi, spesso lo fanno con le triadi e le ripetono su più ottave, cosa che i chitarristi non fanno quasi mai. Per i chitarristi viene spontaneo eseguire la scala, magari velocemente e sequenzialmente. Tutto ciò alla lunga risulta meccanico, quasi sembrasse un esercizio di routine.
Per i pianisti suonare l’accordo o l’arpeggio è indifferente perché la posizione della mano pressappoco è la stessa, cosa differente per un chitarrista che utilizza diversi disegni geometrici per eseguire un accordo o un arpeggio. Per creare un fraseggio più interessante, Rudess ripete, a volte anche per tre ottave, lo stesso arpeggio o la stessa triade, non seguendo un ordine prestabilito, ma saltellando da un’ottava all’altra. Chiaramente il trucco sta nell’aggiungere tra le varie triadi o arpeggi una nota della scala per colorare. Eseguendo l’intervallo della triade, che è più ampio di un intervallo creato dalle note della scala suonate una dietro l’altra, viene a crearsi un effetto di virtuosismo e allo stesso tempo la frase risulta gradevole ed azzeccata, quando in realtà stiamo suonando pressappoco la stessa cosa ripetuta su più ottave.
Esistono già alcuni chitarristi che hanno sperimentato questo tipo di fraseggio, uno in particolare negli ultimi anni lo ha talmente perfezionato da renderlo parte del suo stile personale… stiamo parlando di Paul Gilbertche nel suo album strumentale del 2006, ci mostra chiaramente il grande effetto che producono le triadi ripetute su più ottave con i pezzi “Get Out of My Yard“, prima traccia da cui l’album prende il nome e nel solo del brano “Rusty Old Boat“.
Nel primo caso usa una chitarra due manici, uno dei due equipaggiato con solo tre corde, accordate tutte in MI su tre ottave diverse. Con l’aiuto del suo bassista che fa da capotasto mobile umano, “human capo” come lo definisce Gilbert, suona la prima parte del pezzo tutta sulle triadi ripetute per 3 ottave, con estrema semplicità, dovendo solo spostarsi di corda e non di tasto e l’effetto è davvero devastante!! Suonare quel tipo di fraseggio a quelle velocità senza avere quella particolare accordatura è definita un’impresa disumana dallo stesso Paul Gilbert.
Nel secondo caso, sulla traccia 7 “Rusty Old Boat” al minuto 1.30 suona una triade di RE maggiore eseguita ogni volta su due corde, ripetuta per 3 ottave. Chiaramente avendo in questo brano la chitarra con accordatura standard la difficoltà sta nel doversi spostare di tasto per ogni triade per ogni set di corde.
Anche in questo caso l’effetto è impressionante anche se è solo per un istante e non cattura immediatamente l’attenzione.
Guest post by: Alfredo Serafini
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